e tu ti rendi conto che negli ultimi 4 anni non è cambiato assolutamente nulla.
avrei voglia di tirar fuori la lingua e mangiare la pioggia... come quando ero piccola, e nel giardino c'era una grande altalena di legno. le corde, come liane, lanciate da un salice piangente più vecchio di te e di me e della noia che ci unisce. nel giardino c'era un albero di gocce d'oro, e quando pioveva io scappavo fuori e mi ci arrampicavo su su su... fino in cima.
saranno stati al massimo 2 o 3 metri, ma visto che non sono mai stata una cima, mi sembrava di scalare la cima del mondo. e da lassù, mangiavo la pioggia, sporgendomi a cavalcioni da un ramo, tirando fuori la lingua, e cercando l'acqua. aveva un sapore metallico, polveroso; ma la pioggia è sempre pioggia, ed io mi sentivo come la protagonista di quella favola triste dei grimm con i 3 cedri, di cui (non so nemmeno da quanto tempo) ho dimenticado il nome.
nel giardino c'è una palazzina a 5 piani: bella, bianca, vetrosa, obliqua quanto basta, pulita, carissima. è da paura, ma si è magnata l'albero delle gocce d'oro. e alla fin fine non me ne fotte proprio niente...
alla fine ci meritiamo il cemento.
alla fine mi merito il cemento. non sono abituata al giardino.
a pensarci bene, dall'albero ci scendevo dopo appena 2 o 3 minuti...
mi vesto di nero, mi crocefiggo sui miei libri e mi incarto in un cappuccio che mi fa sentire come non so quale grande guerriero, che va a morire al fronte.
attraverso la PignaSecca con fare maziale, un piede davanti all'altro, sollevando le ginocchia nelle ciabatte scollate: oggi, io marcio su napoli! mi godo l'apertura ritmica degli ombrelli che fino a 3 secondi fa ondeggiavano invitanti, nelle mani degli infiniti indiani che, forse meglio di me, marciano su napoli ogni volta che piove.
loro parlano, urlano... ma io non li sento. galleggio in un luminosissimo stato di nirvana causato da lle mie due ore di sonno, dalle successive 5 ore di computer e dalla cronica mancanza di caffeina (o meglio: del denaro per procurarsi caffeina!).
la pioggia è quella dell'estate: grandi gocce fredde, da 3 litri circa ognuna, che cadono una ogni 10 metri. e ti lasciano dei solchi in faccia. la musica, vomitata delle microcuffie del mio mp3 asmatico, mi si infila in testa passando, non voglio sapere come, dalla nuca. l'odore della pioggia su napoli ha qualcosa di molto simile alle donne quando sono eccitate...
dove l'ho letta questa cazzata?
però, pensandoci bene, la Montesanto, sotto la pioggia, ha un qualcosa di olfattivamente familiare.
aromi a parte, non mi sono mai sentita così bene.
davvero mai.
nemmeno quella sera, con la sabbia tra le dita.
nemmeno quella mattina, sul binario numero3.
saranno stati al massimo 2 o 3 metri, ma visto che non sono mai stata una cima, mi sembrava di scalare la cima del mondo. e da lassù, mangiavo la pioggia, sporgendomi a cavalcioni da un ramo, tirando fuori la lingua, e cercando l'acqua. aveva un sapore metallico, polveroso; ma la pioggia è sempre pioggia, ed io mi sentivo come la protagonista di quella favola triste dei grimm con i 3 cedri, di cui (non so nemmeno da quanto tempo) ho dimenticado il nome.
nel giardino c'è una palazzina a 5 piani: bella, bianca, vetrosa, obliqua quanto basta, pulita, carissima. è da paura, ma si è magnata l'albero delle gocce d'oro. e alla fin fine non me ne fotte proprio niente...
alla fine ci meritiamo il cemento.
alla fine mi merito il cemento. non sono abituata al giardino.
a pensarci bene, dall'albero ci scendevo dopo appena 2 o 3 minuti...
mi vesto di nero, mi crocefiggo sui miei libri e mi incarto in un cappuccio che mi fa sentire come non so quale grande guerriero, che va a morire al fronte.
attraverso la PignaSecca con fare maziale, un piede davanti all'altro, sollevando le ginocchia nelle ciabatte scollate: oggi, io marcio su napoli! mi godo l'apertura ritmica degli ombrelli che fino a 3 secondi fa ondeggiavano invitanti, nelle mani degli infiniti indiani che, forse meglio di me, marciano su napoli ogni volta che piove.
loro parlano, urlano... ma io non li sento. galleggio in un luminosissimo stato di nirvana causato da lle mie due ore di sonno, dalle successive 5 ore di computer e dalla cronica mancanza di caffeina (o meglio: del denaro per procurarsi caffeina!).
la pioggia è quella dell'estate: grandi gocce fredde, da 3 litri circa ognuna, che cadono una ogni 10 metri. e ti lasciano dei solchi in faccia. la musica, vomitata delle microcuffie del mio mp3 asmatico, mi si infila in testa passando, non voglio sapere come, dalla nuca. l'odore della pioggia su napoli ha qualcosa di molto simile alle donne quando sono eccitate...
dove l'ho letta questa cazzata?
però, pensandoci bene, la Montesanto, sotto la pioggia, ha un qualcosa di olfattivamente familiare.
aromi a parte, non mi sono mai sentita così bene.
davvero mai.
nemmeno quella sera, con la sabbia tra le dita.
nemmeno quella mattina, sul binario numero3.
Piove su le tue ciglia nere / sì che par tu pianga / ma di piacereodio D'Annunzio. forse con molta più rabbia e violenza di quanto sono solita odiare me stessa.
in foto _ MuLtypLy Me: cHaPTeR 8
chiedo venia per il narcisismo... l'assenza della mia faccia è sempre stato il mio tema preferito!
saundtrac _ Radiohead, Climbing Up The Walls
chiedo venia per il narcisismo... l'assenza della mia faccia è sempre stato il mio tema preferito!
saundtrac _ Radiohead, Climbing Up The Walls
1 commento:
People should read this.
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