lunedì, aprile 28

Per lei, tutto iniziò come tutto inizia.
Con un grido, qualcuno che spinge, due gambe aperte ed un dolore atroce nel mezzo.
Quella volta, quel dolore, fu chiamato Suzanne.

Così si chiamava, Suzanne.
Non era una a cui piaceva parlare. Lei stava. Ascoltava, guardava e collezionava. Soprattutto, collezionava. Collezionò buchi nell'acqua. Collezionò castelli in aria. Collezionò cornici, e niente quadri. Collezionò ricordi senza i ricordati.
Poi, collezionò corpi senza facce.

Suzanne collezionava. Per un po' collezionò parole. Quelle semplici e banali. Appena seppe farlo, si mise a collezionare palindromi. Quando finirono i palindromi, collezionò falsi palindromi. Poi smise, e collezionò fotografie. Ne aveva una parete intera, di fotografie e palindromi. Succhiava il mondo e lo ordinava sulla sua parete. Presto pensò che non c'è bene, non c'è male, non esiste il giusto, lo sbagliato, non c'è vivo o morto, sano o malato, niente è bello o brutto.

C'è solo ordine e disordine.
Lei, ad un certo punto, collezionò disordini.
Soprattutto disordini. Così, ovviamente.Ci sono infiniti modi d'essere in ordine, uno, un unico difficile modo di essere in ordine. Così pensava.
Collezionò ancora, e ancora. Cercò ovunque, sotto il letto, dietro gli angoli, nel frigorifero, sotto il tavolo, dietro gli alberi, in riva al mare, nel motore della macchina, nel fumo di sigaretta. Niente. Niente ordine.

Ogni volta che però, ne avvertiva anche solo il Profumo, Suzanne inspirava forte. Ed espirando, piegava quell'angolo di bocca all'insù, in un modo che mai potrà collezionare.



"Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.

Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perchè con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perchè sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue."
_E. Montale _ Satura_


Quand parfois sur ce globe, en sa langueur oisive,Elle laisse filer une larme furtive,Un poète pieux, ennemi du sommeil,Dans le creux de sa main prend cette larme pâle,Aux reflets irisés comme un fragment d'opale,Et la met dans son coeur loin des yeux du soleil.
_C. Baudelaire_

Tu suffoques, tu blêmis à présent qu'a sonné l'heureDes adieux à jamaisOuais je suis au regretD'te dire que je m'en vais...


testi _ aBouT a bOy
foto _ mon marì, in lyon
listening _ dies irae, noir desire
scava scava...

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