giovedì, ottobre 2

La vie ne fait pas de cadeau // Et, nom de Dieu, c'est triste // Orly le dimanche

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spulciando il caro vecchio dizionario della ligua italiana, tiriamo fuori un po' di definizioni.

vittoria : [vit--ria] s.f. (pl. -rie)
Risultato attestante la superiorità ottenuta in una gara, in una competizione, in una sfida. Momento di gioia scaturito dal superamento, con esito positivo, di un confronto.

sconfitta : [scon-fìt-ta] s.f.
Esito negativo di una guerra, di una battaglia; disfatta. Insuccesso, fallimento, grave perdita dovuta al mancato superamento di una prova.

come i due concetti possando andare di pari passo, è fondamentalmente un gran bel mistero.
no, mi correggo: leva il "bel"!

a me, comunque, domande a parte, è successo... sono tornata a casa: a caserta. in italia.
nella stessa italia in cui, il giorno prima di partire, volendo cercare un po' di notizie su internet, giusto per ricontestualizzarmi, mi sono accorta che in un paio di settimane hanno arrestato quache poco di 700 merdi pop dietro casa mia, si sono sparati con i kalashnikov per la strada, e un 7 immigrati a caso sono morti dentro a un vico, e ci stanno 400 o 500 o non so quanti militari e parà e marò e swat che stanno facendo scendere quà giù per rincorrere le macchine ai posti di blocco e sfracellarsi giù dai cavalcavia... e un 2 o 3 poveri fessi a caso sono stati scesi da un buco di culo nel torinese fino a questo buco di culo nel casertano... apposta apposta per andarsi a sfracellare con la macchina... che poi magari quelli ci stavano tanto bene a torino, e non se lo meritavano di sfracellarsi perchè, a differenza di quelle cape di cazzo dei compagni miei, loro la sera, quando pigliavano la macchina, non si bevevano nemmeno un chinotto... e prima di partire le mogli e le fidanzate e le mamme gli avevano detto " 'ne strunz!!! ma mi fai capire che cazzo ci vai a fare laggiù??? ma vattene a bagdad, che almeno ci fai stare un po'più tranquilli!"...

questa è "casa": uelcom-bac ledis end gentleme!!
si dispensa dai fiori. e, vi prego, non fate domande!





















il problema, adesso, stà nel definire il concetto di "casa". perchè in effetti, un po' mi gira il cazzo pensare a qualcosa tipo:

casa mia : [e-che-cazz'] s.f.
luogo dislocato in prossimità dell'equatore, sito tra le cave e l'ex saint gobain, dove la gente si scanna come piecuri 'miezz alla via e allora il governo manda giù sempre più sbirri, così i tizi di cui sopra possono smettere di ammazzarsi a vicenda per concentrarsi nello scannare come piecuri ai guardi.

aggiungendo la beffa al danno, l'altra sera ho rivisto un vecchio film del cazzo. ad un tratto, quella celebrolesa della protagonista diceva che "la casa è il luogo del cuore"...
voglia di uccidere cresceeeente...


in foto _ belleville (il quartiere, non la facoltà)
uno dei tanti posti dove si sarebbe potuti andar a vivere

ost _ jaques brel
orly



post scriptum
ho sognato stanotte. ed ho scoperto che odio sognare. ultimamente sogno sempre cose inutili e angoscianti. tipo sogno di non riuscire più a mettere a fuoco gli oggetti, perchè sto diventando cieca... oppure sogno di essere in una situazione di angoscia e terrore per un pericolo incombente terribile quanto generico, ma di non riuscire a telefonare per chiedere aiuto perchè le mie dita sono molli e non riesco a premere i tasti.
stanotte ho sognato di salire delle scale... di quelle con gli scalini di cementaccio, alte irregolari e grigie, come quelle di casa di Bracciale ai tribunali. salivo salivo salivo e salivo, senza stancarmi, fino ad arrivare ad un tetto a falde alla bretone, stile casetta di tim burton coperto di ardesia piatta e fredda. nonostante l'inclinazione, ci si poteva tranquillamente camminare. dal tetto c'era una vista allucinante. la casa si doveva trovare da qualche parte nei pressi di san martino, ma tipo più in alto...
perchè da quel tetto si vedeva il panorama di san martino, ma l'orizzonte era più lontano, più vasto. sembrava quasi di ESSERE più in alto, in volo radente sopra la terrazza di san martino. nel mio sogno era notte, ma una notte limpida di quelle che riesci a vedere tutto ma tutto ma tutto proprio, anche le luci dei paesini più lontani. e da quel tetto, riuscivo a vedere fino alle cave e i cementifici di san clemente. aguzzando gli occhi, avevo l'impressione di riuscire addirittura a distinguere le luci della stazione di caserta, dietro casa mia. ed è lì che mi ha assalito la sensazione orribile che alla fin fine, fosse tutto lì.
che la mia vita fosse effettivamente contenuta tutta lì: tra napoli, il mare, il porto, piazza mercato... e caserta, con le sue cave e la sua stazione... passando per i paesini spalmati in mezzo, dove vivono cumpagni e cumpagne pendolari.
forse alla fine ha ragione chi dice che il mondo è piccolo.
e che, al destino, alla fin fine, non si possono dare grosse sterzate!

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