gli addetti alla fabbricazione del buon umore sono in cassa integrazione
le mie tanto attese mestruazioni e le rivoluzioni
e gli interessamenti per le persone più fatiscenti che incontri mentre crollavano i poster
e tu davi da bere a tutti i cani di piazza Verdi
con i tuoi pianti e gli esaurimenti
e le telefonate inconcludenti
i nostri vuoti sparsi
rifacciamo le tette ai nostri progetti scadenti
restaurando quei momenti quando ci lacrimavano addosso anche i soffitti
e tu che correvi su chilometri di scontrini ma non mi raggiungevi
saltare tra le pozzanghere scure che riflettono troppo cielo e troppa poca me
non sono mai stata brava a scattare foto
non ti vedo. non ti vedo più... ho perso qualcosa... ma dove?
cigli asfaltati di burroni artificiali scavati con i denti nelle colline di questa città che è un po' casa ed un po' prigione. e noi lissù a pensare di buttare striscioni, per colorare il grigio delle cave
ma certe volte il fermo immagine si rompe
e certe volte le cose non sono così semplici
e certe volte non si riesce proprio a lasciare che sia lieve
e noi due dentro il diluvio, correre su un motorino asmatico e poi ridere appollaiati sotto una pensilina
ed eccola quella semplicità avvilente e disarmante, si era seduta da qualche parte, tra i biglietti dei treni e le mille macchie di gelato
e vorrei che tu guidassi per ore, vorrei che la strada fosse infinita e girasse in tondo su se stessa, come un disco di moebius
vorrei non dover mai fare i conti con il marciapiede sotto casa mia
ed i vuoti urbani della zona industriale, con il cielo affollato di gru, fanno da eco a tutti i discorsi che non ti riesco a fare... e ad arrendersi troppo presto all'evidenza si resta con l'amaro in bocca che forse quell'evidenza era solo una patina di ruggine attaccata alle tue spalle troppo strette per reggere il mio peso di ragazza confusa con i fianchi larghi
e che magari sotto il muro di pioggia di questo primo giugno senza capo ne coda ci poteva essere davvero un pizzico d'estate
e pensare che quelli senza scarpe con l'erba tra le dita eravamo noi di qualche settimana fa
e forse cercare di essere veri sotto questo tempo cane che non ha pietà nemmeno di vinicio capossela è troppo difficile
e mi viene solo una gran voglia di rimettersi il casco e dirti
lascia perdere tutto, e portami ancora a caccia di cave...
e forse cercare i tuoi occhi troppo grandi e troppo verdi, sotto questa pioggia, non è tempo perso...
ti devono solo essere caduti, nei rivoli d'acqua sporca, che corrono lungo i marciapiedi
le mie tanto attese mestruazioni e le rivoluzioni
e gli interessamenti per le persone più fatiscenti che incontri mentre crollavano i poster
e tu davi da bere a tutti i cani di piazza Verdi
con i tuoi pianti e gli esaurimenti
e le telefonate inconcludenti
i nostri vuoti sparsi
rifacciamo le tette ai nostri progetti scadenti
restaurando quei momenti quando ci lacrimavano addosso anche i soffitti
e tu che correvi su chilometri di scontrini ma non mi raggiungevi
saltare tra le pozzanghere scure che riflettono troppo cielo e troppa poca me
non sono mai stata brava a scattare foto
non ti vedo. non ti vedo più... ho perso qualcosa... ma dove?
cigli asfaltati di burroni artificiali scavati con i denti nelle colline di questa città che è un po' casa ed un po' prigione. e noi lissù a pensare di buttare striscioni, per colorare il grigio delle cave
ma certe volte il fermo immagine si rompe
e certe volte le cose non sono così semplici
e certe volte non si riesce proprio a lasciare che sia lieve
e noi due dentro il diluvio, correre su un motorino asmatico e poi ridere appollaiati sotto una pensilina
ed eccola quella semplicità avvilente e disarmante, si era seduta da qualche parte, tra i biglietti dei treni e le mille macchie di gelato
e vorrei che tu guidassi per ore, vorrei che la strada fosse infinita e girasse in tondo su se stessa, come un disco di moebius
vorrei non dover mai fare i conti con il marciapiede sotto casa mia
ed i vuoti urbani della zona industriale, con il cielo affollato di gru, fanno da eco a tutti i discorsi che non ti riesco a fare... e ad arrendersi troppo presto all'evidenza si resta con l'amaro in bocca che forse quell'evidenza era solo una patina di ruggine attaccata alle tue spalle troppo strette per reggere il mio peso di ragazza confusa con i fianchi larghi
e che magari sotto il muro di pioggia di questo primo giugno senza capo ne coda ci poteva essere davvero un pizzico d'estate
e pensare che quelli senza scarpe con l'erba tra le dita eravamo noi di qualche settimana fa
e forse cercare di essere veri sotto questo tempo cane che non ha pietà nemmeno di vinicio capossela è troppo difficile
e mi viene solo una gran voglia di rimettersi il casco e dirti
lascia perdere tutto, e portami ancora a caccia di cave...
e forse cercare i tuoi occhi troppo grandi e troppo verdi, sotto questa pioggia, non è tempo perso...
ti devono solo essere caduti, nei rivoli d'acqua sporca, che corrono lungo i marciapiedi
.. photo ..
un paio di settimane fa, un'altra stagione
.. music ..
mogwai, stanley kubrick
le luci della centrale elettrica, la lotta armata al bar
joe barbieri, fammi tremare i polsi
"io resto all'ombra di te, che non chiedi di me
fammi tremare i polsi sotto al cuscino
di pene e confidenze fammi tremare
lungo la schiena c'è un filo che disegnasti per me..."
un paio di settimane fa, un'altra stagione
.. music ..
mogwai, stanley kubrick
le luci della centrale elettrica, la lotta armata al bar
joe barbieri, fammi tremare i polsi
"io resto all'ombra di te, che non chiedi di me
fammi tremare i polsi sotto al cuscino
di pene e confidenze fammi tremare
lungo la schiena c'è un filo che disegnasti per me..."
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