domenica, marzo 9

bisoGno di poSt _ ovvero: s'è stuDiaTo TRoppo e sCritto troPPo poCo

Sono tornata dopo tempo immemore alla mia città natale, Caserta. Un posto così di merda che, quando scrivo “caserta”, con la minuscola, su word, il controllo ortografico non mi corregge mettendo la C maiuscola... me lo segnala direttamente come errore!

Giustamente, per accogliere il ritorno della figliola prodiga, la nostra buona stella ha gentilmente organizzato un funerale. Una persona che non conoscevo.
O meglio: una persona che non conoscevo, vicina ad un’altra persona che, invece, conosco come il binario che si vede dalla finestra di camera mia.
Ergo: tutti insieme sabato mattina alle 10 in chiesa.
Vestitevi di scuro.
Dimentica di tutto e tutti, mi mummifico in una sciarpa verde acido e mi avvio sotto la pioggia, che si era così affezionata a me, nei paesi baschi, che mi ha voluta seguire. Non me la ricordavo così piovosa, Caserta, prima dell'euskal herria
In chiesa siamo noi, noi di sempre, seduti in un banco in fondo. Non c’è nemmeno bisogno di parlare. Siamo sempre noi, uguali a noi stessi e costanti ai nostri difetti da quando avevamo 14 anni. Abbiamo in calli l’uno in corrispondenza degli spigoli dell’altro.
Manca solo uno, ma lui, oggi, deve sedere al primo banco. Alla fin fine noialtri siamo tutti qui per affermare che ci dispiace di non poter sedere con lui oggi. La morte ha tanti strani riti.
Alcuni li odi.
Altri, invece, sono spontanei. Li faresti anche se non fossero rituali.
Ci guardo.
Levio
, LaPeba, Kuji, LaSalopè. Seduti in un banco di chiesa, vestiti di scuro.
Starno senso di vuoto e di pieno, allo stesso tempo.

Non so come facciano le persone a vivere nella zona industrial della mia città. È una zona grigia e vuota riempita da un umanità formicolante, rada, grigia e surreale. Al dì la della bruttezza e della mancanza di armonia di quello che stanno costruendo… al di là dell’angoscia dei mega alberghi (ma chi cazzo ci verrà mai a dormire) e del policlinico in eterna costruzione (policlinico universitario?!?! A Caserta?!?! Scusate… ma ve ne fate un idea?!?!)… delle caserme varie ed eventuali e delle case ad alveare…

vabbè, mi redo conto che queste cose possono, magari, saltare agli’occhi solo ad addetto ai lavori (c'è tanta gente che vive guardandosi fisso gli alluci!)...

ma non ci vuole certo renzo piano per rendersi conto che, forse, sarebbe meglio abbattere le vecchie fabbriche, prima di mettersi a costruire un quartiere nuovo!

Risultato: a caserta c’è un quartiere molto BladeRunner dei poveri.
L’albergo, una voragine profonda almeno 20 metri, la cittadella dove stanno asserragliati, in assetto da guerra, i vigili urbani, delle case, un cementificio, un asilo nido malinconico, un bar, una ciminiera...
Il concetto di “BladeRunner dei poveri” dsi trasforma magicamente in “BladeRunner dei terroni”, quando passa qualche pecora, scappata da una delle cascine sopravvissute qua e là, dove il tipico contadino millenario campano si ostina a pascersi le pecore nel cortile. Felicemente ignaro di cosa sia una rete wifi, un mocassino di prada, una texture di photoshop, la crisi della monnezza, barak obama, l’ecole di belleville, una preservativo vaginale eccecc.

Alla fine tutti cerchiamo equilibrio, ma io, a volte, penso che per una qualche strana ragione ambientale-ereditaria, non riuscirò mai ad esserlo. Come fai a nascere in questi posti, senza sbandare?!
Dalla finestra della cameretta in cui dormo e sguazzo da quando avevo 12 anni si vedono 2 binari. Frequentando assai la stazione per via della maledizione che la strega cattiva mi fece quando nacqui (vivrà felice fino a 17 anni, poi improvvisamente si pungerà con il fuso di un arcolaio e diventerà pendolare) mi sono resa conto che uno dei due binari è morto. Non ho mai capito quale dei due. Semplicemente non voglio mettermi a verificarlo.
Mi piacerebbe schiattare con questo dubbio, grazie!

Camminando per caserta alle 9 di sabato sera devi far attenzione a non calpestare le comitive di 14 e 15 e 16enni con ritirata a mezzanotte che migrano in stormi tra i vari baretti di caserta dove anche noi migravamo in storni quando avevamo 14 e 15 e 16 anni e la ritirata a mezzanotte.
Solo che loro lo fanno in maniera irritante!

Pensi a LaSara e ti fai un conto di massima per stabilire quanti di questi adolescenti in carriera se li porterà via l’eroina prima dei 25 anni.

Manca aria, mi sa che stasera non esco.
Mi sa che stasera non mi va di vedere come Caserta vive la sua vita.
Mi sa che stasera chiamo LaFranca.
Mi sa che stasera torno a Napoli.
Va bene: torno a Napoli!
Certe sere, tipo il martedì, alle 10. Napoli sembra una città finta. Soprattutto se piove!
A piedi, a quell’ora, in giro per Napoli ci sei solo tu e un tot di attacchini. Ci sarebbero anche un tot alla quinta di spacciatori e compratori… ma quelli non li vedi, visto che i primi, se ne stanno rintanati nelle basi, e i secondi, scivolano silenziosi lungo i muri…
Napoli, alla sera infrasettimanale. Città di attacchini…
Manifesti di centri sociali, contro l’aborto, concerti, dancehall reggae, giovedì universitari e serate erasmus
Napoli è una città viva perchè c'è un esercito di attacchini che ogni sera, si organizza per raccontarle quello che c'è da vivere, il giorno dopo.

Silenziosi, affaccendati, di età indefinibile, compresa comunque tra i 16 e i 66… strana razza gli attacchini! Scorazzano con le loro scope e i loro manifestini di vario grado di bellezza e arrangiume. Arrivano in un posto, attaccano il loro bel fogliettazzo, tipo cane che marca l’angolo con la pisciata, e poi tirano dritto.
Il tutto, parlando fitto fitto tra di loro. Di cosa, non si sa.
A volte becchi certi discorsi innocui ("allora io le ho detto di dirgli di riferire a quello...") pesanti ("io penso che noi tutti in definitiva dovremmo"), surreali ("allora: c'è la soglia, la mezzasoglia e la soglia marina...")...
Alcuni attaccano, altri staccano cose messe lì più o meno di fresco, per poi attaccare ancora altri fatti sopra. E' un circolo vizioso che non si sa chi abbia cominciato nè perchè... dicono sia scritto nelle pergamene del MarMorto.
Loro però sono troppo carucci... Sembrano tanti piccoli animaletti intenti a desquamare e a ricostruire la pelle della città.
Immagini tutto un mondo di guerre intestine e agguati e attentati e appostamenti. Immagini duelli all’arma bianca per l’ultimo pezzo di muro libero.
Mentre, su Napoli, continua a piovere senza fregarsene di niente.
Napoli ha uno strano odore, quando piove. La napoletana più napoletana che conosco, una sera non meglio identificata prima di tutto il bordello della mondezza, mi ha detto che Napoli, quando piove, puzza. Non è che sia proprio puzza… è un odore particolare, un po’ dolciastro. Comprendo che possa non piacere.
A me, sinceramente, piace.

Raccattando LaFranca che scivola sui sampietrini ogni 3 o 4 bestemmiando pesantemente la madonna e il bambino (a Napoli, quando piove, il numero di eresie tocca picchi storici) saliamo da Wolli e Padrone.
Grande casa, grande coinquilini, grande palazzo storico, grande vicariello! Di quelli con la base in fondo. Di quelli stetti e lunghi come budelli, e in salita. Di quelli con il cavone in mezzo e la madonnina nell’edicola all’angolo. di quelli con le bucce di frutta e verdura a terra, anche se lì non c’è mai stato un negozio di frutta e verdura.
Insomma, il classico vicariello del centro storico in cui tutti i turisti sperano di passare, quando arrivano a Napoli, ma in cui non vengono fatti passare mai!

Bella stanza, con le pareti viola.
Ricorda quella in cui sono cresciuta… mancano solo i binari. Il prezzo e buono.
LaFranca, la prediamo? LaCugina, non lo so… magari anche si. Va bene, se ne riparla.
Sfilo via. Torniamo a casa col bottino.
Ma io già penso a come mettere i cuscini sul divano. E fuori continua a piovere.

Tre settimane fa avevo davanti una vita pseudo coniugale in un monolocale a Parigi, in zona SanMartin, una tesi di laurea discussa in francese, un storia d’amore grossomodo totale e definitiva con uno schizzato cannabinoide che un giorno, in un pizzo di mondo insospettabile, mi aveva svegliato da un letargo durato 4 anni e girato come un calzino.
Due settimane fa ero cornuta, single, bulimica e con gli esami arretrati e un pesantissimo Analisi matematica 2, trascurato a bistrattato, che pesa sulla mia coscienza e se ne sta lì, con i pollici infilati nella cintura, molto western, dicendo “alla fine ci rincontriamo…eh?!”.
Una settimana fa ho smesso di fumare ma sviluppato una critica e costosa dipendenza da vari stupefacenti, tra cui il vino nero di paese. Ho scoperto la sambuca, cosa che mi ha rovinato!

Questo weekend ho trovato un appartamento per andare a vivere a Napoli, a settembre. Ho fatto 5 esami in 4 settimane: ho preso tre 30, un 28 e una idoneità di inglese della mischia, rubata raccontando (alla totò e peppino) la mia disastrosa situazione sentimentale. Ho organizzato gli esami che avevo lasciato in sospeso. Ho contribuito a un trasloco. Continuo a drogarmi, a piangere e a fare telefonate, ma per questo credo ci voglia un po’ di più. Mi sto organizzando per partecipare al festival dell’immagine digitale di Torino. Ho comprato un biglietto per Lione, fra 10 giorni, dove non so bene cosa vado a fare, ma spero di tutto. Sono uscita, mi sono ubriacata, ho fumato, ho suonato, ho conosciuto gente nova.
In alcuni momenti sono stata addirittura felice.

Per continuare a citare LaPigneriInLove:
“ L'unica disciplina in cui dimostro costanza?"


LaPigneri, io so semplicemente rialzarmi... Non arrivo mai a essere stabile… ma almeno riesco a mettermi in piedi.
La cosa che mi angoscia, è la rapidità, con cui riesco a farlo…


ascoltando _ HorSes . PaTTi sMitH

in foto _ La NewEntRy dellA mIa diSCesA VerSo La FoLLia :
CLaRA... La mIa PaLLa dA ConTaCt

non posso dire nulla riguardo l'esistenza o meno di un senso cubico...
ma sul senso sferico,
su quello ci posso anche mettere le mani sul fuoco

2 commenti:

amlo ha detto...

allora, se non l'hai già letto, LA CITTA' DISTRATTA di antonio pascale: su caserta.

La CuGiNa ha detto...

proverò.. grazie!