sono appena tornata da parigi. prima volta, premiere fois. l'Uomo si è fatto prestare da non so quale amico Borghese-strafattone, un piccolo appartamento a montmartre. ma non la parte turistica, in quella bassa, quella popolare, piena zeppa di libanesi e affini. dalla finestra si vedeva il sacre coeur. veramente era solo un angolino della cupola, nella nebbia della mattina. comunque decisamente abbastanza per fare colpo sulla povera pecorella indifesa (moi) resa multiorgasmica dalla sua prima volta a parigi, alla veneranda età di 22 anni...
comunque alla fin fine notre dame è bella. ma bella da starci male! bella da chiedersi "ma che ci faccio, io, qui?! ma me lo merito?!".
sarà una cazzata, ma era una cosa che sognavo di vedere da sempre. e adesso ci sono stata!
è esattamente come me l'aspettavo, non mi ha sorpreso. e forse è proprio questa la cosa incredibile: che, pur non sorprendendomi, ho passato mezz'ora a saltellare da un angolo all'altro come una pulce. galvanizzata.
avevo solo voglia di vedere notre dame da tutte le angolazioni possibili, per capirla, mentre un prete bigio diceva messa, cantata, in francese. nei fumi dell'incenso c'era un atmosfera movimentata, non sembrava una chiesa! c'era un allegro casino, contenuto ma entusiasta, tipo sagra di paese o uscita del cinema. l'Uomo dice che ci si sta bene, dentro notre dame, perché alla fine, pur essendo enorme, è umana: proporzionata. alla fin fine, la verità è che là dentro, semplicemente, ti senti al sicuro, in pace...
amen e così sia!
parigi, alla fin fine, è davvero enorme come qualcuno mi diceva sempre. ma non è un enormità disumana, fuori scala, fuori tempo. parigi, alla fin fine (ma fine fine fine), è fatta di cose minute, sensibili, strati sottili che si sovrappongono. e che a volte si mescolano, anche!
piccole scritte sui muri, adesivi lungo le scale mobili, gli infiniti tessuti e ricami di mattonelle. una ragazza, alla fermata di les halles, aspetta la metro con in mano una busta di plastica azzurra, con tre mandarini. un gruppo di bambini asiatici discute di un orologio. a place de vosges, quattro punk che non avranno più di 13 anni, buttano sapone nella fontana. tende alle finestre, una signora legge il giornale in panchina, giocherellando con uno dei suoi enormi orecchini. un tizio seduto sotto la fontana di saint michel guarda ripetutamente il telefono, forse la ragazza è in ritardo...
parigi è fatta di tante piccole persone che cercano di non urtarsi, tutte intente a correre lungo i corridoi della metropolitana. a volte ti domandi dove cavolo siano, gli 11 milioni e passa di abitanti che, secondo wikipedia, sguazzano nella region parisienne...
ma la cosa più incredibile di parigi, la più irreale (a parte le cariatidi dell'opera garnier), è la provincia!!!
tutto il bacine de la seine è un luogo uscito dal signore degli anelli. campi verdi, enormi, sterminati, che disegnano curve morbide. chilometri senza un solo rilievo: solo verde, o giallo, o marrone, ma a perdita d'occhio... a tratti: i boschi!
ogni tanto, spunta la guglia di una chiesetta di paese, rigorosamente gotica. e la campagna appare punteggiata di queste lunghe dita scheletriche, che si stirano verso il cielo. e lì ti rendi conto di aver passato la frontiera tra "il signore degli anelli" e "le città invisibili"...
un'ora e mezza, da aeroporto-di-beauvais a esbly-casa-dell'Uomo. un'ora e mezza con il naso incollato al finestrino, spanando ritmicamente la condensa.
esbly è un paesino di qualche migliaio di abitanti improbabili. tutte villette con giardino, viali alberati e qua e là qualche bestemmia edilizia che alla fine degli anni 80 doveva essere sembrata una svolta!
l'allee des cedres è un vialetto in discesa umido e foglioso, tappezzato di ghiande. quando cammini su qualcosa di scrocchiante hai sempre il dubbio: tutta la seine-et-marne è piena zeppa di lumache!
nella casina in fondo al viale ho passato una cena ottusa, ingollando formaggio e masturbando tonta il gambo del mio calice di vino, ridendo per battute che capivo, ma alle quali non potevo contribuire per problemi di idioma!
ho passato una mattinata sfogliando un libro con grandi disegni di uccelli, insieme al Suocero. me li indicava, scandendo bene il nome, come si fa con i bimbi... mi ha preso una tenerezza infinita, qualcosa di molto simile alla tristezza della mattina dopo natale. c'era un affetto dolce, garbato, quasi circospetto: colava lento, senza fare troppo casino. mi sono sentita al caldo.
il tutto comunque, sotto lo sguardo vigile dell'Uomo e Fratelli, che buttavano in corpo pane, burro di arachidi e miele. tutti e tre biondi, tutti e tre con la barba incolta, con pigiami di differente grado di bruttezza, consunzione e caccolosità...
nella casina al n°6 dell'allee des cedres ho dormito con te, nella stanza con il tetto inclinato, intrecciando i piedi sotto le coperte. guardando i rami degli alberi, le loro ombre attraverso il lucernario, ascoltando i sonagli a vento in giardino... stammi vicino, ho freddo, 'sfaccimma di francia!
a pensarci bene, è così bello che non ci si crede!
ora sono su questo aereo, è buio. guardo la seine-et-marne dall'alto, e sembra una grande ragnatela vaga che si estende senza confini. sono scomparse de dita delle chiesette. ora ci sono solo le luci e, forse, una di quelle è il lucernario di camera tua. forse.
spero non ti sia perso, al ritorno! spero che la nebbia non sia entrata nei tuoi occhi grigi.
la risposta, comunque, è si!
è un buon posto da chiamare "casa".
e a volte penso seriamente che un paesino nel bacine de la seine sia un buon posto per crescere dei bambini.
realizzo anche che sono 5 giorni che non cago, e che probabilmente avrò bisogno di un cesareo.
e su questa brutalità, me ne vado a dormire!
ascoltando _ GuCcInI
CaNzOnE dEi DoDiCi MeSi
CaNzOnE dEi DoDiCi MeSi
in foto _ CeNtRe PoMpIdOu, EsPoSiZiOnE PeRmAnEnTe
opera di non mi ricordo chi che ha fatto scattare un interessantissima discussione su senso dell'arte + ruolo della critica, culminata in un poetico "E COMUNQUE VOI, IN FRANCIA, NON CAPITE UN CAZZO!!"
pensiero malinconico per tutte le volte che si era detto "andiamo a parigi, andiamo a parigi", e alla fin fine ci si era persi, nei giorni di sempre. solleverò le correnti gravitazionali...
"panam" è stata come un proiettile, mi ha forata da parte a parte. e adesso posso guardare attraverso questo buco, e prendere bene la mira!
change _ MuShRoOm BoB _ tApE tO mAiN
ma il tempo passa, e io sono l'unica cosa che non passa mai.
almeno credo...
"guarda... guarda che sta facendo la torre eiffel"
ma il tempo passa, e io sono l'unica cosa che non passa mai.
almeno credo...
"guarda... guarda che sta facendo la torre eiffel"
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