domenica, giugno 1

HisToiRe de LaRmeS eT PommEs de TeRRe

domenica mattina.
sono nel divano, pelo le patate con seduta nell'angolo, vicino al cuscino. le pelo col coltello perchè la mia personale religione è contraria all'uso dei pelapatate. ho un giornate aperto sulle gambe, faccio un cartoccio dove lascio cadere le bucce e la terra. il divano e bianco, ma la legittima proprietaria del divano non c'è, quindi pelo tranquilla. appena finisco do il permesso alla patata di rotolarmi lungo le gambe, fino ad uno scolapasta di metallo giallo, che ho poggiato sui piedi perchè è fresco, e da una bella sensazione. le patate rotolano, a volte qualcuna sbaglia stara e si impatta a terra. lasciano una scia farinosa sugli stinchi... adoro l'amido sulla pelle, adoro il rumore dal coltello nella patata, adoro l'odore di me stessa , quando ho finito il lavoro! quindi faccio con calma. me lo godo.
in televisione c'è "il favoloso mondo di amelie".
cambio la lingua. idioma originale.
prima di rientrare nell'operazione "pela e guarda" (molto casalinga che fa le pulizie davanti alle soap) butto un ultimo tasto al telecomando che è caduto per terra, vicino al sacco delle patate.
ho lasciato una profonda impronta amidosa, quando ho cambiato lingua.
poi mi perdo nella storia e nei brividi del francese pronunciato dai francesi.
quando l'uomo con le ossa di vetro parla della Gare de l'Est, scoppio a piangere.
è uno scoppio silenzioso e pacifico. le lacrime cadono come la pioggia fuori dalla finestra. lenta, costante, a goccioloni immensi e limpidi.
piango sulle mie mani di terra e amido, e le lacrime salate, scivolando lungo le dita, lasciano solchi profondi. e poi cadono, mischiandosi con un cartoccio di giornali e bucce che già stanno scurendo.
piango di commozione, e di quel dolore dolce e profondo, come un rompighiaccio in mezzo alle spalle, che mi capita sempre di sentire, quando improvvisamente, come per magia, i francesi che conosco si mettono a parlare in francese. piango per la musica e piango per quelle strade. piango per il bicchiere di vino al bar e piango per le cabine telefoniche e per le curve, che improvvisamente giri e c'è il canale. piango per il naso del protagonista, e per la voce del vecchio...
piango per me stessa e per le mie patate, e per i miei aerei e per le mie telefonate.
piango ed è come la prima volta che ti butti a mare, quando arriva l'estate. è una sensazione di fresco e di libero, di sciolto dentro, sotto la lingua ed è un ricordo di un pulito che, probabilmente, sulla pelle mia non c'è mai stato.
"e ho paura, poichè è notte, che sia solo un sogno.
troppo dolce e seducente per avere sostanza"


citazione _ shakespeare
non dico quale opera, perchè ho ancora un po' di dignità
foto _ parigi
in conteplazione da sopra montmartre
ascoltando _ yann tiersen _ le valse d'amelie

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