ieri ero sull'asse mediano. immersa in un allegro stato catatonico causato da una camicia di lino marrone 10 taglie più grande, un paio di sandali che è ancora troppo presto per portare, capelli sparsi senza un senso, un gatto morto infilato in bocca ed il MioAmicoMod seduto accanto.
il MioAmicoMod espleta fondamentalmente 3 funzioni vitali: fuma, beve e mette musica. tutte le altre possibili attività che, solitamente, riempiono la giornata di un essere umano, sono solo mere emanazioni di questi 3 gesti fondamentali. nella situazione in questione, c'è il MioAmicoMod al volante, che fuma e mette musica.
sto cominciando a vedere un certo senso anche in quella musica che "non avrei mai creduto che"...
tornando da aversa a casa c'erano le solite pochissime idee in testa sul come trascorrere il resto della giornata. il MioAmicoMod accende una sigaretta dopo l'altra, guarda fisso davanti a sè e spippacchia.
sta cercando una canzone così: con la sigaretta appesa all'angolo della bocca, senza staccare gli occhi dal suo trip, che si sviluppa fuori dal finestrino. cerca qualcosa in quel cd, con la punta delle sue dita lunghe e ossute fa scorrere la rotellina illuminata di blu della stereo. si irrita... la canzone non c'è.
poi, ad un tratto, trova!
faccia di trionfo, sorriso, gorgoglio di soddisfazione, si predispone al viaggio.
ha le mani giunte con l'accendino sempre in pugno, mollemente appoggiate nel cavo del volante. come sul bordo di un bancone da bar. scrocchia le dita... non so che trip si sta facendo, ma l'ha pigliato molto attivo e scattoso, a livello fisico. guardo fuori e mi abbandono a questa tanto cercata canzone.
è un pezzo strumentale, parte potente. il volume è alto. noi stiamo per andare in altissimo.
sovrappensiero e sovraddosati non avevamo fatto caso alla situazione in cui ci stavamo infilando...
sono grossomodo le 8 e mezza di sera. e a quell'ora, a fine maggio, su questo parallelo, il sole tramonta.
il tramonto visto dall'asse mediano è una delle cose più belle del mondo. in questi posti del malumore, dalle discariche itineranti, io ci vivo. di solito su questa strada non si pensa: si contempla solo il panorama tagliato all'orizzonte dalle meravigliose opere dei palazzinari compulsivi. da qui il malumore di cui sopra.
una delle poche cose veramente impressionanti che ha detto Saviano, è che qui la monnezza brucia. sempre, a ciclo continuo e in quantità industriali. se giri tra aversa, frignano, giugliano sembra quasi sempre pomeriggio... o meglio, sembra quasi sempre autunno in val padana. solo che fuori ci sono 40 gradi, l'asfalto tremola e cola lontano, lungo la linea dell'orizzonte. nonostante i finestrini aperti, entra un'aria corta e dura, caldissima e umida. lascia in bocca uno strano sapore metallico di bagnato. si ha la netta sensazione che il posto stia imputridendo. questa nebbia, in realtà, è un qualche gas prodotto dalla fermentazione.
ma contro la campagna spudoratamente verde e genericamente incolta, di pini e cumuli di roba non meglio identificata... e saliscendi di stradine che ricamano disegni perversi lungo la pianura... lungo questa strada, il tramonto è una delle cose più belle del mondo.
la guida del MioAmicoMod, in particolari momenti e stadi, ha un qualcosa che si potrebbe definire come
spudorato. c'è un non so che di liquido, di fluido.
certo, va un po' al di là di quello che è il concetto classico e universalmente riconosciuto di
sicurezza e
sopravvivenza... con lui al volante, la strada guadagna una certa morbidezza ma, al tempo stesso, hai la netta sensazione che la morte ti raggiungerà da un momento all'altro a riscuotere il conto di tutte le volte che te l'ha fatta passare liscia.
ma la sua guida va contestualizzata in determinati momenti e situazioni mentali e psicofisiche.
motivo in cui a me, che sono seduta affianco, la sua guida pseudo suicida va bene. mi consolo a pensare che, in un eventuale scenario di sfracellamento, lui ha le stesse probabilità mie di spalmare la sua faccia sul tratto aversa-caserta dell'asse mediano. neanche lui, con la sua vecchia pellaccia bianca impregnata di varie sostanze, riuscirebbe a sopravvivere. quindi mi va bene. siamo pari, c'è un certo equilibrio cosmico.
sputata sull'asse mediano a 130 all'ora, scivolando
artisticamente da una corsia all'altra, la macchinetta di merda del MioAmicoMod vibra e geme come se, da un momento all'altro, tutte le lamiere si dovessero accartocciare. e la macchinetta aprirsi, come uno di quei papaveri ancora in boccia, ancora umidi, che adesso sono tristemente impiccati sopra lo stereo.
il tramonto cola nello specchietto retrovisore, rosa, giallo, con quelle nuvole orizzontali e il loro effetto vagamente savana. andiamo ad est, a caserta, ed il tramonto è nello specchietto retrovisore. ammicca.
davanti a noi si stende l'asse mediano, spalmato sulla campagna ignara. silenzioso, un nastro tirato verso quelle colline blu lì all'orizzonte.
la nebbia galleggia sull'asfalto, ma noi la tagliamo con la nostra macchinetta, che è una scheggia di qualcosa che spera di andare lontano... ma che per adesso è qui, a tagliare questo pomeriggio tra aversa e caserta.
nel riflesso del tramonto, il fumo pesante che striscia sulla strada prende una colorazione che ha un nonsocchè di violaceo, iridescente. più si scurisce l'orizzonte, più il blu dell montagne diventa scuro, più il viola malato della nebbia vira verso tonalità più cupe, e più il tramonto nello specchietto retrovisore strilla di giallo, di rosa, di rosso.
sulla destra c'è il vesuvio.
è verde.
penso a quel bastardo di CurzioMalaparte. penso a:
era il mese di maggio, la dolce stagione in cui gli aranci troppo maturi, quasi marci, cominciano a cadere con un tonfo molle dai rami, come le stelle, in certe notti calde, nel cielo. io guardavo il vesuvio, tutto verde, in attesa del chiarore della luna: e un sottile orrore mi invadeva a poco a poco. non avevo mai visto il vesuvio di un colore così strano: era verde come la faccia sfatta di un morto. e mi guardava.
mentre cerco di capire se il colore del vesuvio mi stia dando orrore o meno... mentre rifletto sul fatto che, più che verde morto sfatto, mi sembra più un cupo verde natale... mentre ne scruto il profilo sfocato dalla nebbia per capire se, putacaso, il vulcano mi sta guardando... tra me ed il colore del vesuvio si intromette un aereo in atterraggio sulla pista di ciampino.
sbirluccicante, in tutti i suoi fari e faretti di atterraggio.
corre parallelamente alla macchina, e atterra. credo stia facendo un rumore della madonna, ma la macchina vibra con così tanta rabbia e la musica ci insiste sopra, ti spinge da dietro, ti spinge da dentro, da tutte le parti. noi siamo fermi, in macchina... è la musica che sta facendo tutto!
l'asse mediano ha una lieve pendenza. la macchinetta di merda non la accusa, e continua la sua corsa folle e follemente inutile, verso le colline.
ad un tratto, una piccola salita. le colline scompaiono.
c'è solo la linea dell'orizzonte d'asfalto dell'asse mediano, e poi il cielo. ed il tramonto.
immagino di volare.
con l'aereo accanto, immagino di raggiungere quella linea d'orizzonte. ed una volta passata, staccarmi dal suolo di continuare a salire con la stessa angolazione, nella nebbia calda e umida.
o di pendere la curva partendo per la tangente, lasciare la macchina sull'asfalto e portare la canzone con me. tiro dritto bassa, continuo a sorvolare la campagna ad altezza viadotto.
e le nebbie.
ed i roghi.
vista così, la campagna non è poi male. questa nebbia non è il fumo della putrefazione di un intera regione! guardandolo bene, magari è vapore... è la campagna che traspira! come nella foresta amazzonica, è tutta colpa della luce, filtrata dall'umidità che risale da questa terra calda e scura, che assorbe il sole e rimane tiepida per tutta la notte. una terra senza vento, se non quello che segue le macchine che schizzano sul viadotto. un paesaggio relativamente intatto e vergine. un paesaggio puro, appena creato. un mondo e un tramonto che si comportano così, con questi colori, perchè sono convinti che non ci sia ancora nessuno a guardarli...
e invece sbagliano, perchè ci siamo noi qui, in macchina, che stiamo scroccando questo tramonto che non ci meritiamo. il viadotto fa parte di questo scenario... l'asse mediano è stato creato insieme ai pini ed alle colline blu, ed al vulcano verde, e a questa musica che gira sullo stesso accordo e batte come la pioggia, sul tetto di una macchinetta scura...
guadagnando la cima della salita, ho quasi voglia di allargare le braccia, mi sembra di cominciare a sentire il vento che mi gonfia le maniche e mi incolla il lino sulla pelle sudata percorsa da rapidi brividi di piacere e attesa.
improvvisamente: l'inaspettato...
il MioAmicoMod esce dalla sua immobilità di nicotina e dita scrocchiate, e improvvisamente allarga le braccia.capisco tutto in un secondo.
quando le sue mani si sono sciolte, da sopra il volante, già avevo capito...
stiamo facendo lo stesso trip.
non mi era mai capitato. non credevo fosse possibile. è un po' come quelle storie raggiungere l'orgasmo simultaneamente, ed altri miti.
ha accellerato, nemmeno me n'ero accorata! siamo a 150, al tramonto, sull'asse mediano. stiamo scivolando in una nebbia di tossine e colori. è casa nostra, è da qua che veniamo, la musica non c'entra niente ma ci sta da paura. come noi, qui, in questo momento. il MioAmicoMod allarga le braccia e lascia il volante. la macchina oscilla, indecisa, sorpresa da tanta fiducia... ma continua dritto. lui ride, soddisfatto ed un po' isterico.
cugina stiamo volando...
e ride. una risata bella, sulla fine di una canzone che, ormai sono convinta che è stata scritta correndo su una carretta, lungo l'asse mediano, a maggio, al tramonto, in mezzo a questo odore, con una camicia di lino marrone addosso e il vesuvio verde e obeso che ti guarda minaccioso, e l'aereo che atterra, e...
il tempo non ha valore qui, così che il ricordo di un momento ha serie possibilità di durarti tutta una vita. è stato grandioso. probabilmente non sapevo cosa fosse, prima. non l'avevo capito nemmeno quando giravo in autostrada in moto, aggrappata dietro a schiene ormai lontane.
niente è veloce, lo sono solo i motorini che girano su una sola ruota senza caschi e senza teste che li guidano. eppure io vivo qui.
non è la svizzera.
non potrebbe mai essere la svizzera.
non voglio che sia la svizzera.
o.s.t. _ punto di inizio e arrivo
the cage _ oasis
grazie di quel momento
non lo cambierei con niente al mondo
in video _ in macchina, al ritorno da una serata a salerno
due persone di un certo spessore
(io sono quella che si intravede, attaccata alla bottiglia)